La settimana corta non è accettabile ma "confrontiamoci"

TERAMO – La discussione avviata in merito alla questione della cosiddetta “settimana corta” a scuola mette tristemente in evidenza la scarsa sensibilità del Sindaco Brucchi nei confronti della pubblica istruzione, che continua ad essere considerata dal nostro primo cittadino solo come un costo da ridurre e non come un valore da preservare e da potenziare. E’ la dura presa di posizione del PD cittadino e dei gruppi consiliari comunali gruppi consiliari PD e Teramo cambia. Hanno infatti avviato un confronto “serio con tutti i soggetti e le categorie interessate da una scelta delicatissima che investe i bambini, i ragazzi, le famiglie e le istituzioni scolastiche e che non può essere assunta con un tratto di penna e sulla base di un’idea di un sindaco ormai alle corde che anche su questo tema non è in grado di dettare una linea politica chiara come dimostrano i dubbi manifestati rispetto alla sua proposta anche dai banchi di una maggioranza consiliare che ormai nei fatti non esiste più”. I firmatari della richiesta si dichiarano aperti ad un dialogo nel merito delle ipotesi da percorrere “a condizione però che ogni strada parta dalla centralità del discente e non da scelte che barattino la qualità dell’apprendimento con crude e misere esigenze di un risparmio che, inoltre, in assenza di documenti certi, è tutt’altro che dimostrato, nel come, nel se e nel quanto”. Tagliare è la parola d’ordine utilizzata, in merito alle proposte sull’istruzione, si legge nella richiesta, dal Sindaco “che nei giorni scorsi ha pensato bene di proporre ai dirigenti scolastici la settimana corta non per cercare di costruire un nuovo e migliore modello scolastico ma esclusivamente per risparmiare sui costi di gestione del trasporto scolastico e sulle utenze”. Secondo la proposta del Sindaco “dal prossimo anno gli istituti comprensivi, tutti senza alcuna differenziazione, dovrebbero modificare il loro calendario scolastico spalmando di fatto le ore del sabato durante la settimana. E’ inaccettabile anche solo l’idea di modulare tutte le ore di didattica in cinque mattine, dal lunedì al venerdì”. Se così fosse, riflettono il partito e i gruppi consiliari, “i bambini della scuola primaria si ritroverebbero a dover essere in classe per quasi cinque ore e mezza e i ragazzi della scuola secondaria di primo grado più di sei e tutto ciò solo per risparmiare e cercare di far tornare i conti in un bilancio ormai in dissesto. Vale così poco il benessere didattico dei nostri figli? Dov’è finita la centralità della pedagogia tanto decantata dall’Assessore Romanelli”? Occorre tenere fermo il principio della differenziazione perché le esigenze delle scuole superiori di secondo grado, e quindi degli studenti, “sono – secondo i richiedenti il confronto – completamente diverse rispetto a quelle delle scuole di competenza comunale, all’interno delle quali vanno ulteriormente distinte la scuola dell’infanzia dalla primaria e dalla secondaria di primo grado”.